Descrizione
La tecnica dell’acquerello ha avuto in passato molteplici forme di utilizzo (si pensi alla cartografia e all’illustrazione scientifica) e gli stessi artisti ne hanno fatto sovente un uso strumentale. Ma fin dagli inizi dell’Ottocento, in Piemonte prima che altrove in Italia, la pittura ad acquerello si afferma quale mezzo d’espressione personale e autonomo: impiegata magistralmente da Giuseppe Pietro Bagetti e Giovanni Battista De Gubernatis, la tecnica conquista, a poco a poco, l’interesse di altri pittori – dai fratelli Gonin ad Alberto Pasini – e di una folta schiera di dilettanti e collezionisti. La fortuna dell’acquerello prosegue nel corso del Novecento, con artisti che operano in maniera più tradizionale e altri – da Cino Bozzetti e Giacomo Balla fino a Carol Rama – che approdano a innovative soluzioni di linguaggio. E nelle aule dell’Accademia Albertina, dove insegnano maestri come Mario Calandri, Sergio Saroni e Francesco Franco, si tramanda una tradizione che prosegue tutt’oggi con notevole vitalità, come testimoniano gli esempi di Anna Lequio, Stefano Faravelli, Daniele Gay, Anna Regge, Cristina Girard, Paolo Galetto e della generazione più giovane, da Piera Luisolo ad Andrea Gammino e Mirko Andreoli. Il libro ripercorre, per la prima volta, i momenti salienti di questa vicenda, guidando anche il lettore non specialista nella scoperta delle molteplici declinazioni e sfaccettature di un genere pittorico che da oltre due secoli riveste in Piemonte un ruolo di indubbio rilievo.
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