Descrizione
Fino alla fine del XVIII secolo, la rappresentazione del paesaggio, genere minore, poteva essere giustificata solo sulla base di un riferimento storico, mitologico o decorativo. Questa idealizzazione è attenuata sotto l’influenza di Rousseau, Sénancour e Chateaubriand che auspicano un ritorno alla natura primitiva. Il paesaggio come la felicità è un’idea rivoluzionaria. All’inizio dell’Ottocento due tappe importanti partecipano allo sviluppo di una scuola naturalistica. Nel 1816, la creazione di una classe di paesaggio all’Ecole des Beaux-Arts sancita dall’Accademia con il Grand Prix du Paysage historique e nel 1836 la fondazione a Barbizon da Théodore Rousseau della scuola di paesaggio. La scoperta della realtà attraverso la natura diventa preoccupazione di artisti, ma anche di scrittori, filosofi e scienziati. Con il paesaggio nasce il realismo. D’ora in poi, la scuola francese ha una pittura di paesaggio che non si riferisce più solo a luoghi, luce ed elementi atmosferici.
Dal classicismo e romanticismo al postimpressionismo, il lettore è invitato a scoprire queste generazioni di paesaggisti. Lydia Harambourg elenca in questo Dizionario dei pittori paesaggisti più di 3000 artisti, leader e maestri, discepoli, isolati e sconosciuti. Questo panorama è anche un viaggio nel tempo e nello spazio. L’esplorazione da parte di questi artisti di regioni poco conosciute o lontane ha dato vita a rapporti di viaggio seguiti dalle loro pubblicazioni e ha dato vita a scuole regionali in Francia. Prima che la fotografia e il reportage prendano il sopravvento, la pittura di paesaggio scrive la storia del nostro ambiente. Allestendo il suo studio all’aria aperta, lo sguardo del pittore cambia, impone una visione delle cose viste in modo diverso, portando a cambiamenti tecnici che porteranno all’audacia formale della pittura del Novecento. La pittura di paesaggio ottocentesca illustrata da questo dizionario è l’anello essenziale della storia dell’arte che è quella dell’uomo.
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