Descrizione
Nella Francia del XVIII secolo, pittura e amore vanno di pari passo. Dalla fine del regno di Luigi XIV alla vigilia della Rivoluzione francese, i pittori più brillanti – Watteau, Boucher, Lancret, de Troy, Greuze e Fragonard – dedicarono il loro talento all’ispirazione amorosa.
I valori identitari delle élite francesi si rinnovano e si allontanano dall’eroismo bellicoso per abbracciare le virtù pacificatrici della galanteria. Secondo la stessa Enciclopedia, l’amore non può che perfezionare la morale: “[…] è lui che rende il cuore meno feroce, il carattere più amichevole, l’umore più compiacente”.
Questo periodo è attraversato da una grande diversità di discorsi sull’amore, spesso antagonisti, tra sincerità sentimentale e cinismo libertino. Scrittori e filosofi (Fontenelle, Voltaire, Marivaux, Crébillon, Diderot e Rousseau) ispirano, commentano o criticano questo cambiamento di valori che rende il comportamento amorevole un problema o addirittura una sfida alla luce delle norme sociali, politiche o religiose di la loro epoca.
In quest’opera, Guillaume Faroult analizza le grandi espressioni pittoriche dell’amore così come si manifestarono nel XVIII secolo: la galanteria squisita e ambigua di Watteau, il piacere mondano ed edonistico di Boucher e De Troy, l’equivoco ribaldo, a volte osceno, del libertino illustratori, la verve satirica di Baudouin, il fervore coniugale di Greuze, e infine la voluttà, tenera o appassionata, di Fragonard.
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