La prima parte di questo libro studia l’opera del pittore romantico belga Antoine Wiertz (1806-1865) nel contesto storico-artistico internazionale, mentre la seconda parte si concentra sul Musée Wiertz come uno dei primi esempi di museo d’artista.
Nella storia dell’arte, l’artista romantico belga Antoine Joseph Wiertz (1806-1865) è spesso considerato il prototipo dell’artista “fallito”. I contemporanei descrissero le sue opere colossali e melodrammatiche come un pot-pourri strano e mostruoso, privo di concentrazione e che sfugge a tutte le categorie estetiche. Questo disprezzo per la sua opera iniziò già nel 1839, quando Wiertz espose i suoi Greci e Troiani che combattono per il corpo di Patroclo al Salon di Parigi. Dopo aver visto il dipinto, il critico parigino Eduard Thierry scrisse che “il passaggio dal sublime al ridicolo è stato completamente oltrepassato”, mentre Charles Baudelaire descrisse Wiertz come questo idiota i cui dipinti erano grandi quanto la sua stupidità. Fino a ben oltre il ventesimo secolo, questa critica avrebbe dato il tono allo studio e alla ricezione di Wiertz, spesso etichettandolo come una curiosità e un emarginato che operava ai margini dei circoli artistici contemporanei. Questa raccolta di saggi corregge questo cliché di Wiertz come un outsider. La prima parte del libro studia la sua opera in un contesto storico-artistico internazionale, concentrandosi sui diversi generi e media da lui praticati. La seconda parte si concentra sul Musée Wiertz come uno dei primi esempi di museo d’artista come nuovo fenomeno del diciannovesimo secolo. Scritto da studiosi di fama internazionale, questo libro offre una nuova ed entusiasmante prospettiva su questo artista affascinante ma poco studiato.
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