Descrizione
Veniva chiamato il Centino per essere nato a Cento di Ferrara, ma nonostante abbia frequentato in patria la bottega dei Gennari e di Guercino, il Nagli può dirsi di fatto un pittore riminese perché l’intera produzione di opere, compiuta nell’arco di mezzo secolo, gli venne commissionata entro un ristretto raggio territoriale, tra la Romagna e le Marche.
Eppure la sua appartata e discreta poesia venne scoperta e pienamente compresa da uno dei massimi storici dell’arte italiana: Francesco Arcangeli, che nel primo dopoguerra seppe interpretare il sentimento umanissimo nel quale la pittura di Centino aveva saputo immergersi. Dopo una seconda stagione di ricerche, compiuta da altri studiosi agli inizi degli anni Ottanta, il nome di Centino è tornato in questi decenni nella penombra e nella polvere delle pievi periferiche per le quali ha lavorato. Ora, grazie a questo libro, alla straordinaria e inedita campagna fotografica di Gilberto Urbinati e alla radicale rilettura critica di Massimo Pulini, è possibile svelare le qualità pittoriche e le sincerità spirituali che restituiscono piena dignità a un segreto maestro del Seicento italiano.La parte centrale della monografia e il racconto che vi si dispiega, è infatti dedicato all’affascinante sequenza di volti estratti dai suoi dipinti, sguardi ‘laterali’ come recita il titolo, che incarnano la poetica più profonda e inedita dell’artista.Da questa pubblicazione, che per la prima volta analizza l’intero corpus del pittore, emerge una limpida e rarissima personalità che ha saputo tracciare un proprio percorso, del tutto distinto da quello di Guido Cagnacci, del quale ingiustamente e per troppo tempo è stato considerato un epigono.
Recensioni
Ancora non ci sono recensioni.