Descrizione
«Le vetrate sono le scritture divine che versano la chiarezza del vero sole; cioè Dio, nella chiesa, cioè nei cuori dei fedeli, illuminandoli al tempo stesso». Così scriveva alla fine del Duecento Durando di Mende nel Rationale Divinorum Officiorum, manuale di pratica liturgica, in cui rivendicava il potere delle immagini, le quali al pari della luce, simbolo privilegiato del divino, erano in grado di coinvolgere il fedele favorendone l’esperienza mistica. Peculiare declinazione della tecnica vetraria quella dell’incisione e pittura su vetro che venne utilizzata per l’esecuzione di reliquiari nei quali la luce gioca un ruolo primario nella sua duplice valenza: naturale e metaforica, come veicolo di suggestione visiva e sensoriale e quale via di accesso al trascendente. Il volume si propone di illustrare questa specifica produzione artistica di origine medievale legata alla fattura di arredi liturgici quale si realizza in Umbria tra Trecento e Quattrocento. Alla luce delle recenti acquisizioni critiche si intende rileggere tali oggetti di culto – operandone altresì un primo censimento – per individuarne non soltanto stile, evoluzione e diffusione, legati intimamente, specie agli esordi, alla spiritualità francescana, ma anche contatti e interferenze con l’arte locale e con gli esiti della pittura monumentale, svincolandola da un giudizio limitativo quale attardata e corsiva riproposta di modelli figurativi alti.
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