Descrizione
La stagione del Barocco genovese ha in Domenico Piola (1628-1703) il rappresentante più significativo. Il contatto con stimoli di alto livello – dalle proposte di Rubens alla produzione di Giulio Cesare Procaccini, dalla riscoperta degli emiliani rinascimentali (Correggio e Parmigianino) al recepimento delle novità giunte dalla Roma berniniana – rese possibile un precoce legame con il geniale Valerio Castello, formalizzato in una collaborazione che, tra la fine degli anni quaranta e l’intero decennio centrale del secolo, diede vita a una nuova proposta di decorazione. La morte improvvisa di Castello (1659) significò per Piola l’avvio di un monopolio incontrastato nei maggiori cantieri dell’affresco, aperti in palazzi, ville, chiese e monasteri della città, e di una produzione straordinariamente ingente di pale d’altare e di tele per quadrerie, realizzate con l’apporto dei numerosi membri della sua casa-bottega.
La mostra è la prima esposizione monografica dedicata all’artista, con una cinquantina di opere che costituiscono i tasselli di alcuni percorsi: dalla ‘maniera di gran forza’ degli esordi al debito nei confronti dei maestri, dal rapporto con il naturamortista Stefano Camogli al rinnovo della pala d’altare, dalla capacità di muovere gli affetti alla conquista di una maniera ‘dolce e soave’, dal rapporto con l’ambiente degli scultori alla produzione riservata al suo ultimo committente, il banchiere genovese Nicolò Maria Pallavicini residente a Roma.
Il catalogo offre un aggiornamento sullo stato degli studi rispetto alla monografia dedicata dallo stesso Sanguineti al pittore, edita nel 2004. La ricca sezione di schede comprende un totale di 150 opere: le 50 esposte a Palazzo Lomellino, quelle dei Musei di Strada Nuova con i 40 fogli del Gabinetto Disegni e Stampe, e le tele esposte nelle sedi museali cittadine, ossia Palazzo Reale, Palazzo Spinola di Pellicceria, Palazzo del Principe, Museo Diocesano, Museo di Sant’Agostino, Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti.
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