Descrizione
Nella prima parte lo specialista Edoardo Villata studia le fonti della vicenda formativa di Gaudenzio Ferrari. Tra citazioni di Vasari, Lomazzo, Lanzi, di storici minori del Seicento e del Settecento e della critica moderna fino ai giorni nostri, emerge un apprendistato ora umbro-romano sotto la guida di Perugino e Raffaello, ora lombardo, con influenze leonardesche, alla scuola di Stefano Scotto e Bernardino Luini, ora saldamente piemontese in virtù del legame con Gerolamo Giovenone. Dal confronto tra le pagine di storia e le opere di Gaudenzio, accostate a quelle del Maestro di Villa Pecco, di Andrea de Passeris, Bernardino Luini, Gottardo Scotto, in un gioco incrociato di iconografie, di gesti e posture delle figure, emerge l’arte del giovane Gaudenzio espressa nelle opere conservate alla Pinacoteca di Varallo Sesia, nel ciclo del Sacro Monte di Varallo e in cappelle e chiese tra il Piemonte e la Lombardia.
Nella seconda parte Simone Baiocco evidenzia il ruolo dell’artista vercellese Gerolamo Giovenone nell’ambito della pittura rinascimentale piemontese: esponente più significativo di una famiglia di artisti attivi tra la fine del XV e l’inizio del XVII secolo. Una ricostruzione storica che si svolge soprattutto analizzando il modo di recepire le novità di un caposcuola come Gaudenzio Ferrari e lo studio del contesto artistico vercellese, in un periodo in cui erano attivi numerosi pittori provenienti da altre zone del Piemonte e dalla Lombardia.
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