Descrizione
Guido Andloviz (Trieste 1900 – Monfalcone 1971) è stato, insieme ed al pari di Gio Ponti, il protagonista indiscusso della ceramica industriale italiana tra le due guerre e oltre, arrivando a lambire gli anni Sessanta. Chiamato nel 1923 a rinnovare la produzione della Società Ceramica Italiana, fu attivo per oltre quarant’anni presso lo stabilimento di Laveno, sul Lago Maggiore, allora guidato da Luciano Scotti. Sofferente per un eccessivo ritardo stilistico, evidenziato da più parti in una “produzione consuetudinaria a commerciale”, la terraglia lavenese era diventata suo malgrado esempio di quelle “resurrezioni artificiose di un gusto oltrepassato” che Roberto Papini aveva aspramente criticato in occasione della prima Biennale delle Arti Decorative, organizzata nella Villa Reale di Monza nel 1923. Bastarono, tuttavia, soli due anni perché, ai serviti decorati con bordure e vignette all’uso della terraglia inglese, fosse affiancata una nuovissima linea di manufatti, la cui progettazione fu affidata appunto ad Andloviz. In effetti, fu proprio la sensibilità d’artista di Guido Andlovitz, capace di cogliere, nel vivace panorama di cultura mitteleuropea cui apparteneva, le più feconde suggestioni, a tradurre in nuove forme e nuovi decori una tradizione che era giusto non rinnegare. Dal 1925 in poi, dunque, la S.C.I. di Laveno partecipò a tutte le Biennali monzesi ed alle Triennali di Milano, sempre meglio definendo, anche al confronto con le altre manifatture ceramiche, il suo carattere d’industria d’arte all’avanguardia, sia nell’estetica del prodotto che nelle tecnologie impiegate. Unico artefice di questo rinnovamento repentino ed efficace fu proprio Guido Andloviz, così come Gio Ponti, attivo per la Richard-Ginori, lo fu per la porcellana della Manifattura di Doccia e per la terraglia di San Cristoforo. Tuttavia, mentre Gio Ponti ha avuto un’immensa fortuna critica, Andloviz, uomo di proverbiale riservatezza, è rimasto un po’ ai margini di una storia della ceramica che dovrebbe annoverarlo tra i padri indiscussi del design italiano. Il recente, fortuito ritrovamento di parte dell’archivio dello studio artistico di Andloviz ha però finalmente permesso di approfondire e riscrivere questa lunga vicenda progettuale in parte già dimenticata.
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