Descrizione
Il volume raccoglie gli atti del secondo convegno dedicato alla fi gura, all’opera e al contesto storico di Tullio Lombardo, in occasione del 550° anniversario della sua nascita. Dopo aver dato conto dello stato della ricerca sulla sua attività di scultore in pietra e di architetto (Tullio Lombardo scultore e architetto nella Venezia del Rinascimento, a cura di M. Ceriana, Verona 2007), si cerca ora di fare il punto sulla plastica in bronzo a lui contemporanea e sulle questioni relative all’uso di tale metallo nell’Italia settentrionale. Non è chiaro se il veneziano abbia personalmente praticato tale tecnica; di certo però lo si fece nella sua bottega famigliare, nella quale lo specialista del bronzo fu il fratello Antonio.
Per i saperi tecnologici che vi sono coinvolti, la produzione di opere bronzee esige spesso che l’artista collabori con delle fi gure intermedie, i fonditori, chiamati a realizzare il suo progetto fi gurativo. Così avvenne nei cantieri veneziani di quegli anni. Ne sono testimoni cospicui alcune realizzazioni di massimo valore istituzionale e simbolico, tutte – in vario modo – gravitanti intorno a Piazza San Marco: la statua equestre di Bartolomeo Colleoni, i mori sulla torre dell’orologio, la cappella del potentissimo cardinale Zen in San Marco, i pili degli stendardi di fronte alla Basilica. Negli esempi citati è necessario dipanare il doppio bandolo delle peculiarità tecniche e di stile.
Il grande prestigio del bronzo, metallo celebrato fi n dall’antichità, fa sì che le realizzazioni in questo materiale continuino ininterrotte per tutto il lasso di tempo considerato, e cioè il lungo secolo del Rinascimento veneziano che comprende l’attività, tra gli altri, di Jacopo Sansovino, del Vittoria, di Andrea dei Bronzi, del Roccatagliata. Quasi naturalmente è emersa la necessità di analizzare la qualità materiale dei manufatti, poiché nel bronzo i diversi sistemi di fusione delle opere determina anche la loro forma. Si deve infatti notare che la plastica in metallo se da una parte ha limiti particolari, di dimensioni e di assemblaggio ad esempio, dall’altra possiede libertà altrettanto peculiari, libertà spaziali e compositive precluse alla scultura in marmo o in terracotta. Gli automi della torre dell’orologio in forma di “mori” ne sono il migliore esempio.
Altra caratteristica è la possibilità della riproduzione seriale, che fu sfruttata a fondo nella manifattura dei bronzetti e specialmente delle medaglie. Una potenzialità risultata cruciale per la fortuna nelle corti padane del Rinascimento, per le quali rappresentò un formidabile mezzo di diffusione dei valori culturali e politici.
Una corretta visuale storica dell’uso del bronzo nel Rinascimento, infi ne, non può eludere la fabbricazione di oggetti d’uso, dai cannoni alle campane, dai candelabri ai mortai, una produzione che è stata spesso e a torto considerata marginale, ma che ebbe un’importanza cruciale, tanto per lo sviluppo della tecnologia che delle forme. Non è diffi cile comprendere, ad esempio, quanto importante sia stata la produzione dell’artiglieria in una Repubblica come Venezia costantemente coinvolta in guerre per tutto il Rinascimento. Riletta nella sua complessità l’industria artistica del bronzo esige un approccio di studio multiplo e interdisciplinare ed evidenzia la necessità di scardinare le categorie più pigre e scontate del nostro giudizio storico e ad indagare l’intreccio tra storia artistica, storia della tecnologia e storia culturale.
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