Descrizione
La monografia di Luciano Borzone riporta l’attenzione su uno dei grandi interpreti del barocco genovese. Scorrendo i vari capitoli si scopre un pittore che amava tirar di scherma, suonare la tiorba, comporre versi, leggere con passione “sacre e profane historie”, estremamente duttile ai piaceri intellettuali, amico di Giovan Battista Marino e Gabriello Chiabrera, molto stimato da Orazio Gentileschi e Guido Reni e in contatto con alcuni dei più facoltosi committenti del tempo. L’opera pittorica è puntualmente indagata grazie a un ricco catalogo ragionato, che conta oltre un centinaio di dipinti e che specifica diversi punti fermi, indispensabili per ricostruire la sua personalità e l’evoluzione delle sue capacità. Esponente di un intenso naturalismo, Borzone si confronta con la lezione lombarda, in particolare trae ispirazione dalla conoscenza dell’opera procaccinesca, con le suggestioni di ascendenza vandyckiana e con sensibilità di matrice caravaggesca, seppur declinate con personalità e autonomia compositiva. Ne emerge la figura di un pittore capace di realizzare opere di gran qualità, di dipingere con appassionata trascrizione emotiva, facendosi narratore, per immagini, di iconografie erudite e colte, non sempre prescelte dalle arti visive.
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