Descrizione
Una panoramica sulla carriera di Pierfrancesco Mola, sulla grande modernità della sua arte e sull’ambiente artistico romano del suo tempo.
Una panoramica sulla carriera di Pierfrancesco Mola (1612-1666), pittore ticinese di nascita ma romano di formazione, sulla grande modernità della sua arte e sull’ambiente artistico romano del suo tempo illustrata attraverso un gruppo omogeneo di dipinti appartenenti alla collezione del mecenate milanese Luigi Koelliker.
Il volume, che accompagna l’esposizione di Palazzo Chigi (grandi committenti e promotori del Mola) ad Ariccia, presenta una selezione di capolavori del Seicento romano dalla prestigiosa raccolta Koelliker che documenta la pittura di figura a Romanel Seicento e il significativo influsso esercitato dal maestro svizzero-romano sull’arte del suo tempo.
Come spiega il curatore Francesco Petrucci nel suo saggio “la grande modernità della pittura del Mola è testimoniata dal fatto che Delacroix consigliasse agli allievi di copiare le sue opere. È infatti un dipingere di forza impressionista, tutto giocato sul colore ‘neoveneziano’ e guercinesco, in cui gli effetti pittorici a ‘macchia’ sembrano anticipare la pittura realista dell’Ottocento.”
Tra le opere del Mola spiccano lo splendido Dio Padre, dipinto di rara potenza naturalistica ed espressiva, un bellissimo Endimione, una nuova versione del Giovane che suona il violone e alcune teste di carattere affiancate da varie opere di ambito moliano, o di allievi del pittore, che dimostrano la sua fama in vita e dopo la scomparsa.
Accanto al nucleo dei dipinti del Mola figurano le opere dei suoi maestri, quali il Cavalier d’Arpino, l’Albani e il Guercino, che ne evidenziano il percorso formativo. Sono presenti due ritratti del Bernini, figura centrale del barocco romano e altro punto di riferimento non secondario per il pittore: spicca per forza espressiva lo spirituale ritratto del poeta Virginio Cesarini, uno dei grandi intellettuali del pontificato Barberini, recentemente entrato nella Collezione Koelliker, come pure l’originale autoritratto del Bernini che si coglie con l’aiuto di uno specchio di spalle intento a disegnare.
L’ambiente artistico romano è invece rappresentato da opere del Lanfranco, Salvator Rosa, Carlo Maratta, Baciccio, Schonfeld, fino ad Agostino Scilla, tutti su quel filone “neoveneziano” di vivace pittoricismo che caratterizzò la pittura romana tra la metà degli anni venti all’ultimo quarto del Seicento, di cui Mola fu esponente di primo piano e grande caposcuola.
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