Descrizione
A causa della pratica collaborativa degli artisti, l’ opera di Sebastiano del Piombo viene spesso erroneamente interpretata come un supplemento coloristico al disegno di Michelangeloo come mera estensione dei disegni e delle idee del maestro più anziano. Il libro di Marsha Libina complica questa narrazione offrendo una rivalutazione critica dell’arte devozionale di Sebastiano del Piombo (1485–1547), importante artista veneziano la cui opera romana si pone al centro di questioni riguardanti l’arte, la riforma religiosa e la storia in gran parte inesplorata dell’arte collaborazione. Indagando nuovi modi di intendere l’interesse di Sebastiano nel sollecitare i disegni di Michelangelo come catalizzatori di invenzione, Libina racconta la storia di una collaborazione guidata né da un’imitazione compiacente di Michelangelo né dalla riconciliazione di stili regionali opposti, ma, piuttosto, da un interesse per la differenza ermeneuticamente produttiva – generando approcci complementari ma divergenti all’arte come veicolo di riforma.Questo volume presenta un’analisi approfondita di come gli esperimenti di Sebastiano con l’immagine sacra – come quelli di Michelangelo – furono formulati in risposta ai primi anni della riforma cattolica. Gli anni precedenti il Concilio di Trento videro il sorgere di investigazioni divisive sulle ripercussioni di una conoscenza del divino sempre più mediata. Libina rivela come queste preoccupazioni convergano nel nuovo linguaggio della pittura devozionale di Sebastiano, che abbraccia un’estetica di immobilità figurale, isolamento e distacco psicologico. In un momento in cui i dibattiti religiosi e le domande sul ruolo della devozione basata sull’immagine erano al centro della scena, l’opera di Sebastiano ha offerto una riflessione su cosa significasse guardare e meditare sul corpo di Cristo nella pala d’altare rinascimentale.
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