Descrizione
Il catalogo generale della produzione pittorica del visionario artista del Novecento.L’opera, articolata in tre tomi, costituisce la maggiore monografia sulla pittura di Sergio Vacchi (Castenaso, Bologna, 1925; vive nel Castello di Grotti, presso Siena).Il primo volume è interamente dedicato a un assai ampio saggio introduttivo storico-critico (accompagnato da una ricostruzione della fortuna critica, a cura di Paolo Campiglio), e alla biografia dell’artista. Negli altri due tomi le schede catalogiche, iconiche, tecniche e storiche, disposte cronologicamente ma raccolte in 21 capitoli, documentano nel loro divenire i molteplici aspetti di un’originalissima avventura visionaria.Ciascun capitolo corrisponde infatti a un periodo o a uno o più dei numerosissimi cicli immaginativi nei quali, lungo sessant’anni d’attività, si è venuta configurando la pittura di Vacchi, sempre fortemente attestante una passionale volontà di presenza nella realtà più profonda del proprio tempo.Complessivamente il catalogo prende in analisi quasi 4000 opere, fra dipinti, carte dipinte e grandi disegni. Giovane protagonista, nei secondi anni Cinquanta, della stagione “informale” europea, in un personale organicismo materico di forte implicazione esistenziale, nella sua lunga avventura creativa dai primi anni Sessanta Vacchi è venuto proponendo una figurazione nuova, d’intenzione criticamente alternativa che, in un acceso impianto visionario, in Europa costituisce una delle più acute manifestazioni di un “nuovo espressionismo”. Dapprima, lungo i Sessanta, attraverso cicli famosi quali il Concilio, i Brindisi, il Federico II di Hohenstaufen, e il Galileo semper, la sua pittura ha scenicamente demistificato immagini storiche di potere (immaginando un antropologico “peso della storia” contro una concezione attualistica dell’“uomo a una dimensione”). Ma da metà dei Settanta ha maturato un sempre più accentuato processo di immersione in un’interiorizzazione intesa in termini di “autodivoramento”. Fino a una dimensione visionaria la cui intensità capovolge una soggettività estrema in oggettività di archetipi di una ambiguità profonda riconosciuta per condizione del nostro tempo, e sciamanicamente rivendicata quale destino opposto a ogni pretesa d’omologazione globalizzante. Come avvenuto in cicli avvincenti: in particolare dalle Piscine lustrali, nei Settanta, alle Stanze della Nekyia, negli Ottanta, a Leonardo codice verso, nei Novanta, alla Comunicationis religio e agli Ombrelli capovolti, nei Duemila. Sconvolgenti immagini di alternativa monitoria attualità.
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